[ Da "Simboli della Scienza Sacra", Adelphi ]
Ananda K. Coomaraswamy ha segnalato che, sia nel buddhismo sia
nel brahmanesimo, la "Via del Pellegrino", rappresentata come un "viaggio", può
essere messa in rapporto con il fiume simbolico della vita e della morte in tre
modi: il viaggio può essere compiuto sia risalendo la corrente verso la sorgente
delle acque, sia attraversando il fiume verso l'altra riva, sia infine
discendendo la corrente verso il mare. Com'egli fa notare molto giustamente,
quest'uso di diversi simbolismi, contrari solo in apparenza ma aventi in realtà
un medesimo significato spirituale, si accorda con la natura stessa della
metafisica, che non è mai "sistematica", pur essendo sempre perfettamente
coerente; bisogna quindi fare solo attenzione al senso preciso nel quale il
simbolo del fiume, con la sua sorgente, le sue rive e la sua foce, deve essere
inteso in ciascun caso.
Il primo caso, quello della RISALITA DELLA
CORRENTE, è forse per certi riguardi il più notevole, poiché bisogna allora
concepire il fiume come se si identificasse con l'Asse del Mondo: è il "fiume
celeste" che scende verso la terra e che nella tradizione indù è designato con
nomi come quelli di GANGA e di SARASWATI, che sono propriamente i nomi di certi
aspetti della SHAKTI. Nella Cabala ebraica questo FIUME DELLA VITA trova la sua
corrispondenza nei CANALI dell'albero sefirotico, per mezzo dei quali le
influenze del "mondo di su" vengono trasmesse al "mondo di giù" e che sono anche
in relazione diretta con la SHEKINAH, che equivale in fondo alla SHAKTI; vi si
parla anche delle acque che SCORRONO VERSO L'ALTO, espressione del ritorno verso
la sorgente celeste, rappresentato allora non proprio dalla risalita della
corrente, ma da una inversione della direzione della corrente stessa. In ogni
modo, si tratta sempre di un "capovolgimento", che d'altra parte, come nota
Coomaraswamy, era raffigurato nei riti vedici dal capovolgimento del palo
sacrificale, altra immagine dell'"Asse del mondo"; dal che si vede
immediatamente come tutto ciò si leghi strettamente al simbolismo dell'albero
rovesciato.
Si può notare ancora come tutto questo presenti tanto una
somiglianza quanto una differenza con il simbolismo dei quattro fiumi del
Paradiso terrestre: questi ultimi scorrono orizzontalmente sulla superficie
della terra, e non verticalmente secondo la direzione assiale; ma essi hanno la
loro sorgente ai piedi dell'"Albero della Vita" che naturalmente è anche l"Asse
del Mondo", e così pure l'albero sefirotico della Cabala. Si può dunque dire che
le influenze celesti, le quali scendono attraverso l"Albero della Vita" e
arrivano così al centro del mondo terrestre, si diffondono poi in esso secondo
questi quattro fiumi oppure sostituendo l'"Albero della Vita" con il FIUME
CELESTE, si può dire che questo, arrivando a terra, si divide e scorre secondo
le direzioni dello spazio. In tali condizioni, si potrà considerare che la
"risalita della corrente" si effettui in due fasi: laprima , sul piano
orizzontale, conduce al centro di questo mondo; la seconda, a partire di là, si
compie verticalemtne secondo l'asse, ed era quest'ultima a essere considerata
nel caso precedente; aggiungiamo che, dal punto di vista iniziatico, queste due
fasi successive hanno la loro corrispondenza nei rispettivi ambiti dei "piccoli
misteri" e dei "grandi misteri".
Il secondo caso, quello del simbolismo
della traversata da una riva all'altra, è probabilmente più noto e più comune;
il "passaggio del ponte" che può anche essere quello di un guado, si ritrova in
quasi tutte le tradizioni e anche, in special modo, in certi rituali iniziatici;
la traversata può anche effettuarsi su una zattera o in una barca, il che si
ricollega allora al simbolismo universale della navigazione. Il fiume che si
deve così attraversare è più in particolare il FIUME DELLA MORTE ;la riva da cui
si parte è il mondo soggetto al cambiamento, cioè l'ambito dell'esistenza
manifestata (considerata il più delle volte particolarmente nel suo stato umano
e corporeo, poiché da questo dobbiamo in effetti partire), e l'"altra riva" è il
NIRVANA, lo stato dell'essere definitivamente liberato dalla morte. Per quanto
concerne infine il terzo caso, quello della "discesa della corrente", l'Oceano
vi deve essere considerato non come una distesa di acqua da attraversare, bensì
come la meta da raggiungere, quindi come rappresentazione del NIRVANA; il
simbolismo delle dure rive è qui allora diverso da quello di poco fa, e fornisce
anche un esempio del doppio senso dei simboli, poiché non si tratta più di
passare dall'una all'altra riva, ma di evitarle ugualmente entrambe: esse sono
rispettivamente il "mondo degli uomini"e il "mondo degli dei", o ancora le
condizioni "microcosmiche" e "macrocosmiche". Per giungere allo scopo vi sono
anche altri pericoli da evitare nella corrente stessa; essi sono simboleggiati
in particolare dal coccodrillo che si tiene "controcorrente", il che implica che
il viaggio si effettui nel senso di quest'ultima; tale coccodrillo, alle cui
mascelle aperte si tratta di sfuggire, rappresenta la MORTE e come tale è il
GUARDIANO DELLA PORTA, raffigurata allora dalla foce del fiume (che si dovrebbe
più esattamente considerare, come dice Coomaraswamy, come una BOCCA del mare
nella quale il fiume si riversa). |