Che valore hanno i simboli presenti nella Porta Magica di
Piazza Vittorio in Roma?
Chi fu il marchese di Palombara che la fece erigere nel XVII sec.?
É questa porta la chiave di accesso ad un sapere antico?
"Il seme dal quale nasce il nostro fiore / non lo
vende il mercante nelle fiere".
La porta magica di piazza Vittorio, è uno dei pochi
monumenti alchemici giunti fino a noi, famosa per i suoi simboli e le sue
iscrizioni.
Essa costituisce uno degli ingressi di Villa Palombara sull’esquilino, dove il
Marchese Massimiliano riuniva le persone più colte di quei tempi come Cristina
di Svezia, Padre Anastasio Kircher, l’astronomo Domenico Cassini ed altri.
Villa Palombara comprendeva gran parte dell’attuale piazza Vittorio e si
estendeva fino a Piazza Dante.
Era ancora intatta nel 1840 come possiamo vedere in un affresco del Palazzo dei
Principi Massimo, eredi dei beni e dell’archivio Palombara, per il matrimonio
(16-03-1765) dell’ultima Savelli Palombara, Barbara, con il principe Francesco,
e da alcune fotografie del 1872.
Mentre la "Porta Magica" è nota a tutti coloro che si sono
interessati dell’antica storia della chimica e dell’alchimia, poco conosciuta è
la figura del marchese Massimiliano Palombara, profondo cultore delle scienze
ermetiche. Scopo d’un mio lavoro pubblicato qualche anno fà ed un altro più
recente, è stato quello di mettere in luce la personalità ermetica del
Palombara e dimostrare come a lui vanno attribuite le iscrizioni sugli stipiti
della porta e non al misterioso pellegrino di cui ci parla il Cancellieri,
spesso identificato con Francesco Borri, medico e alchimista milanese.
L’Antica Tradizione
Secondo il Cancellieri, Massimiliano Savelli-Palombara,
poeta e alchimista, fu un personaggio di grande rilievo nella Roma del ‘600.
Coltissimo, di grande abilità nel rimare in italiano e in latino, volle velare
profonde verità ermetiche sotto forma poetica.Gli scritti e le rime del
Palombara, ignorati per più di tre secoli, sono contenuti in un manoscritto
Reginense della Biblioteca Vaticana dal titolo "La Bugia"; in un
manoscritto autografo di una biblioteca privata dallo stesso titolo, ma di un
contenuto diverso; in due codici dell’Archivio Palombara-Massimi, composto da
sole Rime e Canzoni (Prot.34 e 35).
Fu gentiluomo di Cristina di Svezia e rimase alla sua corte per tutta la vita.
In una sua canzone inedita ("Si discorre sopra la pietra filosofale")
dedica alla Regina alcune strofe ammirandola per la sua rinunzia al trono, per
abbracciare la religione cattolica, e il suo mecenatismo verso le arti e le
scienze (Arc. Massimo. Palombara, Prot.35).
Ma alla vita di corte e della città preferiva restare nella sua villa
sull’Esquilino dedicarsi agli studi, alla campagna e vivere semplicemente a
contatto con la Natura.
Più volte nelle sue rime egli cita Roma e deplora lo stato di corruzione e di
abbandono in cui si trova la città: "Roma già fu, quella che vedi è
un’altra".
Secondo il poeta, dopo Morieno (un alchimista romano del sec.VIII), la
tradizione si è interrotta; Roma non ha generato più veri Maestri. Ma egli
spera che sotto il papato di Alessandro VII, Roma ritorni al suo antico,
splendore, alle "Grandezze prime".
E proprio il ricordo dell’antica tradizione che spinge il nobile romano a
tramandare il messaggio della tradizione italica accogliendo quel ramo d’oro di
Enea, che a lui la Lupa di Romolo e Remo ha consegnato.
Investito da tale missione, come Virgilio mostrerà la via, farà da guida al
"visita interiore terrae" e cioè alla discesa nelle profondità di se
stessi.
All’oracolo e all’antro della Sibilla, fanno riscontro l’oracolo e l’antro di
Mercurio del Palombara, a cui potrà accedere solo "chi con cuore avrà
varcato la porta del suo giardino".
Oltre che la città anche il popolo romano è molto caro al Palombara. Nella
parabola in cui racconta il suo avventurarsi nell’antro di Mercurio, alla
domanda di chi dovrà aiutare una volta realizzata la "pietra
filosofale" l’oracolo risponde: "Romuli tui", cioè i figli di
Roma. Ancora al suo popolo e sopratutto ai suoi adepti si rivolge nella scritta
che è sulla soglia della porta ermetica: "È opera occulta del vero
sapiente aprire la terra affinchè germogli la salute del popolo".
Trattato
alchemico
La "porta" può essere considerata un piccolo ma
esauriente trattato d’alchimia.
Sugli stipiti vediamo i simboli alchemici, alternati da massime ermetiche
indicanti passaggi, consigli istruzioni per chi si accinge alla Grande Opera,
cioè alla "trasformazione del piombo in oro".
Il bassorilievo che sormonta l’architrave è identico al frontespizio
dell’Aureum Seculum Redivivum del Madathanus, saggio rosacrociano, cosa farebbe
pensare che anche il Palombara facesse Parte dei Rosacroce, confraternita
esoterica e segreta il cui fine mirava ad una fratellanza universale.
Ciò potrebbe avere un riscontro in alcuni versi della Bugia dove l’autore si
augura che la "Rosa rapita torni a rifiorire in Campidoglio" sotto il
papato di Alessandro VII (Fabio Chigi).
I simboli (syllabae chimicae) invece sono tratti dalla "Commentatio de
Pharmaco Catholico" pubblicati nella Chymica Vannus, nel 1666.
Nella cornice esterna del bassorilievo circolare troviamo un’epigrafe in cui è
espresso il concetto della Trinità:
TRI SUNT MIRABILIA DEUS ET HOMO
MATER ET VIRGO TRINUS ET UNUS
"Tre sono le cose mirabili Dio e Uomo; Madre e Vergine; Trino e Uno".
Nel fondo del bassorilievo vediamo due triangoli incrociati che formano una
stella a sei punte, cioè il "sigillo di Salomone", unione d’acqua e
fuoco, spirito e materia, come in alto così in basso. Sulla parte inferiore del
sigillo vi è un cerchio più piccolo con la scritta: "Centrum in trigono
centri", sormontato dalla croce dei 4 elementi e con al centro il simbolo
solare.
È tutta una simbologia complessa che indica il processo di reintegrazione dell’uomo
nel cosmo, l’Unità del Tutto.
In alto sull’architrave, scritta in ebraico, è l’invocazione allo Spirito
Santo: "Ruah Elohim". Nulla si può operare senza il suo aiuto . Segue
l’avvertimento che non si entra nel giardino dell’Esperidi, e cioè attraverso
la porta, senza l’uccisione del drago che ne sta a guardia.
HORTI MAGICI INGRESSUM HESPERIUS CUSTODIT DRACO ET SINE ALCIDE COLCHICAS
DELICIAS NON GUSTASSET IASON
"Il drago delle Esperidi custodisce l’ingresso del magico giardino e senza
Alcide (Ercole), Giasone non avrebbe assaporato le delizie della
Colchide".
Il drago rappresenta le passioni, gli istinti; Ercole la volontà; con la
vittoria sul drago s’inizia la pratica alchemica, il cui svolgimento è indicato
sugli stipiti della "porta" dove possiamo distinguere le tre fasi del
processo alchemico: il nero, il bianco, il rosso.
Cominciando dall’alto in basso e da sinistra a destra, accenneremo
sommariamente a questi simboli, rimandando per un maggior approfondimento ai
libri citati nella bibliografia.Simbolo di Saturno QUANDO IN TUA DOMO
NIGRI CORVI
PARTURIENT ALBAS
COLUMBAS
TUNC VOCABERIS
SAPIENS
Saturno rappresenta la materia prima, il piombo, il nero: "Quando nella
tua casa neri corvi partoriranno bianche colombe allora sarai detto
saggio".
In quest’iscrizione è indicata la trasformazione del piombo (i neri corvi) in
argento (le bianche colombe), il passaggio dal nero al bianco.
Simbolo di Giove DIAMETER SPHAERAE
THAU CIRCULI
CRUX ORBIS
NON ORBIS PROSUNT
Giove, lo stagno, corrisponde al Nous, alla mente illuminata, l’obiettivo a cui
tende l’adepto. Nell’iscrizione "Il diametro della sfera, il tau del
circolo, la croce del globo non giovano ai ciechi" è l’ammonimento che la
scienza ermetica non può essere nè capita, nè essere utile ai profani.
Simbolo di Marte QUI SCIT
COMBURERE AQUA ET LAVARE IGNE
FACIT DE TERRA
CAELUM
ET DE CAELO TERRAM
PRETIOSAM
Marte, il ferro, corrisponde alla volontà necessaria per portare a termine
l’Opera:"Chi sa bruciare con l’acqua e lavare col fuoco, fa della terra
cielo e del cielo terra preziosa".
Nell’iscrizione è racchiuso il concetto fondamentale dell’Alchimia, il
"Solve et coagula".
Simbolo di Venere SI FECERIS VOLARE
TERRAM SUPER
CAPUT TUUM
EIUS PENNIS
AQUAS TORRENTUM
CONVERTES IN PETRAM
Venere, il rame, corrisponde all’amore. Anche in questa epigrafe troviamo il
concetto del "Solve et coagula": "Se avrai fatto volare la terra
sopra la tua testa con le sue penne (le penne sono i vapori che s’innalzano dal
fondo dell’uovo filosofico dove son rinchiusi Zolfo, Mercurio e Sale)
convertirai in pietra le acque dei torrenti".
Si tratta di mutare una sostanza, inizialmente solida (terra), in sostanza
liquida (acqua) tramutarla in aria (volatile) e poi fissarla in pietra argentea
ed aurea.
Simbolo di Mercurio AZOT ET IGNIS
DEALBANDO
LATONAM VENIET
SINE VESTE DIANA
Mercurio, l’argento vivo, indica la fase al Bianco, come leggiamo
nell’iscrizione: "L’Azot e il fuoco imbiancando Latona, verrà senza veste
Diana". L’Azot è il "mercurio dei saggi", l’intelletto agente;
il "fuoco" è quello interiore, quello della volontà.
Quando la Materia (Latona) sarà stata del tutto purificata, Diana appare nuda,
si realizza l’argento, cioè la chiarezza e la purezza del mentale, l’Iside
Svelata.
Simbolo Solare FILIUS NOSTER
MORTUUS VIVIT
REX AB IGNE REDIT
ET CONIUGIO
GAUDET OCCULTO
Nell’iscrizione leggiamo: ‘Il nostro figlio morto vive, torna Re dal fuoco e
gode dell’occulto accoppiamento".
È la realizzazione del Rebis è la nascita del "figlio regale" la fase
al rosso, simboleggiata dalla fenice che rinasce dalle ceneri. Spirito e
materia sono diventati tutt’uno: è il frutto delle nozze alchemiche".
All’argenteo regno di Diana subentra l’aureo regno di Apollo, alla Rosa Bianca,
che indica la realizzazione dell’argento, subentra la "Rosa Rossa".
Sul piano della soglia è l’iscrizione: "Si sedes non is" che si può
leggere da sinistra a destra: "Se siedi non procedi"; e da destra
verso sinistra: "Se non siedi procedi".
È l’invito a camminare ad operare; operare soprattutto per il bene degli altri,
come troviamo accanto al simbolo della monade nell’epigrafe che è sulla soglia
dove termina il viaggio ermetico:
EST OPUS OCCULTUM VERI SOPHI APERIRE TERRAM
UT GERMINET SALUTEM PRO POPULO
"È opera occulta del vero sapiente aprire la terra, affinchè germini la
salvezza per il popolo".
È la discesa agli "inferi" nelle profondità della terra, la
realizzazione del Vitriol, che porterà alla conquista del "Vello
d’oro". È quanto promette il Palombara a chi come Giasone scopre ed
oltrepassa la soglia della "porta" del suo giardino "ubi vallus
claudit vellus".
VILLAE IANUAM
TRANANDO
RECLUDENS IASON
OBTINET LOCUPLES
VELLUS MEDEAE
1680
I Principi Alchemici
I principi basilari dell’Alchimia sono Zolfo (+),
Mercurio (-) e Sale ( ) che rappresentano le tre polarità della Materia Unica
(l’Etere cosmico).
Psicologicamente questi tre principi corrispondono nell’uomo: Zolfo, il Nous,
lo Spirito il Sé Superiore; Mercurio: l’anima, intermediaria tra Spirito e
Materia, è il campo dove avvengono le lotte e le purificazioni; Sale: il corpo
anch’esso elemento da lavorare perché diventi perfetto.
Scopo dell’Alchimia è la trasformazione dei metalli vili, del piombo in oro:
il piombo rappresenta la materia pesante caotica sia del metallo che della
natura dell’uomo; l’oro come "luce solidificata" o "sole
terreno" esprime la perfezione dei metalli e della natura umana. Alla base
della trasformazione dei metalli è il Solve e Coagula. Si tratta di separare,
sciogliere la materia, in modo di liberare oro e argento, Sole e Luna, Maschio e
Femmina, per poi farli di nuovo unire.
Separare cioè "il sottile dallo spesso", fino a realizzare le nozze
alchemiche rappresentate nell’iconografia alchemica dal Re vestito di rosso e
la Regina vestita di bianco.
Un’altra porta
Magica
La porta è stata restaurata grazie all’I.SV.E.UR.
(Istituto per lo sviluppo dell’Edilizia ed Urbanistica) d’accordo con la
Sovrintendenza dei Beni Culturali sotto la Direzione della Dott.ssa Nicoletta
Cardano.
Bibliografia:
P. Bornia, "La porta magica di Roma", in "Luce e
Ombra"-Verona 1915
M. Gabriele, "Il giardino di Hermes" Ediz. Ianua-Roma 1986
L. Pirrotta, "La porta Ermetica", Ediz. Athanor-Roma 1979
E. Canseliet, Deux Logis Alchimique-Paris 1979
AA.VV. "La Porta Magica"a cura di N. Cardano, Ediz. Palombi-Roma 1990
|